Alghero storia della città tra fatti e leggende
Com’è nata la città di Alghero? In realtà ci sono due storie, quella che possono conoscere un po’ tutti e quella che invece si può scoprire solo visitando il luogo. Noi ve le raccontiamo entrambe. Ecco in breve tutto quello che c’è da sapere su Alghero storia della città e leggende popolari.
Origine e significato del nome di Alghero
Sul significato del nome Alghero ci sono diverse ipotesi affascinanti. Alcune davvero bizzarre.
Addirittura fino a qualche tempo fa si supponeva che potesse derivare dall’arabo algèr. Risalente a quando i pirati musulmani partivano dalla loro roccaforte ad Algheri, capitale dell’Algeria, e salpavano alla volta delle coste Sarde.
Non è un’ipotesi tanto assurda, ma ad oggi è stata scartata. Pare invece molto più probabile che Alghero derivi da Aleguerium (alga), per la Posidonia Oceanica che si deposita sul suo litorale.
«Il nome di Alghero sembra provenga da aliga (“alga, erba marina”), che sarebbe stato trasformato in S’Alighera (“Luogo dell’Alga”), che è il nome della città nella lingua dei paesani dei dintorni. Costoro parlano ordinariamente il dialetto sardo del Logodoro, un po’ alterato; ma gli abitanti della città, senza essere ormai dei Catalani “purosangue”, ne hanno nondimeno conservato il linguaggio più o meno intatto; è questa lingua, circoscritta alle mura di Alghero, che parlano tra loro, pur comprendendo e conoscendo tutti la lingua sarda.»
Alberto Ferrero Della Marmora, 1839
Storia della città di Alghero
Anche intorno alla fondazione della città ci sono delle insicurezze, come sull’esatta fondazione della città. Ma iniziamo la storia dal principio.
Ci sono tracce di popolazione sul territorio di Alghero che risalgono addirittura al neolitico.
Ritrovamenti di ceramiche e armi in grotte e necropoli testimoniano l’evoluzione culturale del luogo.
Durante l’età nuragica la popolazione era veramente molto densa. Si contano infatti ben 90 nuraghi sul territorio algherese!
Ma quando nasce la città vera e propria?
Pare che la fondazione sia da attribuire alla nobile famiglia genovese dei Doria nei primi anni del XII sec.
Il luogo su cui edificare la città fu scelto per la sua posizione strategica, sia per quanto riguarda le risorse territoriali che per il commercio marittimo.
Infatti l’area fortificata del porto fu oggetto di numerosi attacchi da parte di navi pisane e aragonesi.
La Barceloneta Sarda
La città resistette a tutti gli attacchi fino al fatidico 1353. Anno in cui la flotta Aragonese riuscì ad avere la meglio e Pietro IV d’Aragona, detto “il cerimonioso” espulse i Liguri dal territorio.
Avrete sicuramente sentito parlare di Alghero col nome di “Barceloneta Sarda”. Questo appellativo catalano le viene proprio dal periodo di dominazione aragonese.
La dominazione catalano-Aragonese ha lasciato un’impronta sulla città visibile ancora oggi. La si trova nelle architetture delle chiese, dei bastioni e dei palazzi, ma anche nel dialetto locale.
Nonostante la consolidata presenza spagnola, degli eventi di grande portata giunsero sul finire del 1500 cambiando completamente l’assetto locale.
Parliamo della peste che causò lo spopolamento della zona. A male debellato, per ripopolare la città, Alghero aprì le porte ad immigrati provenienti dal resto della Sardegna e, di nuovo, dalla Liguria.
La cultura Catalana iniziò ad essere soppiantata da quella più propriamente sarda.
Il che però aveva delle conseguenze particolari.
Immaginate una cosa: all’epoca la lingua principale per gli scambi economici e mercantili era prevalentemente l’italiano, mentre Alghero era ferma nella sua oasi di cultura sarda che comunicava attraverso la lingua locale.
Come avrebbe potuto sopravvivere e svilupparsi una città chiusa agli scambi con l’esterno?
I nobili intellettuali arrivati con l’avvento dei Savoia nel 1700 percepirono queste difficoltà e si adoperarono perché Alghero potesse modificare le proprie consuetudini ed aprirsi all’introduzione della lingua italiana. La presenza sul territorio sardo di mercanti provenienti dalla Toscana, dalla Liguria e dal Piemonte accelerò il processo.
La distruzione della città
Ma circa un secolo dopo, in un periodo di sviluppo, Alghero viene decimata nuovamente a causa della storica carestia del 1812 e del colera nel 1855.
A tal proposito, c’è una lastra in marmo nella Torre della Maddalenetta che ricorda l’evento e l’approdo al porto di Giuseppe Garibaldi in soccorso di parenti e potenti famiglie locali.
Alghero ha avuto una storia alquanto turbolenta, tuttavia, nessuna calamità naturale, epidemia o incursione fu devastante quanto la seconda guerra mondiale.
La città e tutta l’area circostante furono distrutte dai bombardamenti. Molti dei residenti che riuscirono a salvarsi trovarono rifugio presso il collegio dei Gesuiti, allora abbandonato, che fu modificato per ricavarne abitazioni.
I travolgenti anni ’60
Negli anni Sessanta però Alghero iniziò il suo periodo di ripresa caratterizzato dall’istituzione di alcuni eventi mondani rimasti iconici nella cultura italiana. Ad esempio il “Meeting del cinema italiano” che conferiva il premio “Riccio d’oro” a film, attori e registi.
O ancora l’elezione di Lady Italia e Lady Europa coinvolgendo le personalità più in vista dello spettacolo.
Il 1960 è anche l’anno di istituzione del “Retrobament” evento in cui si celebra l’incontro tra le culture Algherese e Catalana.
La vera storia e le leggende di Alghero
La vera storia di Alghero però può essere raccontata soltanto dagli abitanti del luogo. È fatta di leggende dal sapore mitologico e di personaggi rivoluzionari con una vita drammatica come Vincenzo Sulis cui è dedicata una delle torri sui bastioni di Alghero. La storia della città celebra anche imbarcazioni antiche ancora esistenti, un po’ come fossero dei personaggi anche loro, sopravvissute ad avventure che hanno un che di incredibile.
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Ma la storia di Alghero la si ritrova ogni giorno passeggiando in città, parlando con la gente del luogo, visitando i suoi musei, assaggiando i piatti tipici e ammirando le produzioni artigianali.
Tutto ciò che la città offre oggi racchiude tutta la sua storia.